Vera Bessone
Corriere Romagna
21 Ottobe 2011
Nel cantiere va in scena lo spettacolo “De bello Gallico. Enklave Rimini”
Rimini. È curioso pensare che il legame forte tra il popolo tedesco (i tugnini) e Rimini tragga origine da quel periodo del dopoguerra – tra il 1945 e il 1947 – quando la città si trasformò in un enorme campo di prigioniA controllato dall’esercito inglese per ospitare ex soldati e ufficiali della Wermacht. Feroci nemici ovviamente odiatissimi dalla popolazione locale, ma trattati con i guanti di velluto dagli inglesi. «E non a caso, dopo, sono tornati qua» spiega lo storico Alessandro Agnoletti, tra i protagonisti del progetto De bello Gallico – Enklave Rimini con cui si riapriranno le porte, per una notte, del Teatro Galli.
Proprio così: i riminesi potranno riappropriarsi – previe adatte misure di sicurezza – dell’agognatissimo teatro bombardato e saccheggiato ora trasformato in cantiere: 100 spettatori per tre repliche, alle 20, alle 21.30 e alle 23 del 31 ottobre, esclusivamente su prenotazione ( tel. 0541.704704), ma è facile immaginare che i centralini dell’Urp saranno presto presi d’assalto. La curiosità, da quando si è cominciato a parlare di questo evento, è tanta. Non fosse altro per il fatto che, come ricorda anche il sindaco Andrea Gnassi, l’ultima volta che i cittadini hanno messo piede là dentro c’era una palestra.
Ma che c’entra il Galli con i tedeschi? A tenere le fila della storia ci pensa lo spettacolo di teatro-musica site specific firmato da Roberto Paci Dalò con la compagnia Giardini Pensili. Così, tra mura romane e cisterne medievali, sotto al piancito in cemento che non c’è più, prenderà vita il racconto dell’Enclave in cui vivevano 150mila prigionieri e ne passarono almeno 300mila, in più o meno felice convivenza con la popolazione locale che arrivava appena a 75mila unità. Rimini, dunque, centro d’Europa. E il Galli al centro di Rimini, rinnovato cuore nutrito di nuove visioni: «La radice greca della parola teatro – dice l’assessore alla Cultura Massimo Pulini – è nel verbo theàomai, guardare, essere spettatori dunque. Il nostro intento è di restituire quello sguardo che è venuto a mancare in una lunga stagione di occultamento. Un risarcimento alla memoria, una restituzione di conoscenza».
Quella narrata è una storia che nessuno ha ancora approfondito a sufficienza: ma la Gambalunga conserva la raccolta della rivista Die Brùcke pubblicata all’interno del campo, e tracce di questo periodo riminese (probabilmente anche film e fotografie) si possono rinvenire negli archivi di Friburgo e Stoccarda. Di lavoro per gli storici, insomma, ce n’è.
Per ricostruire «uno degli ultimi giorni alla Deut- schlandhalle di Enklave Rimini» Dalò si è avvalso di un gruppo di lavoro a chilometro zero ma ad alto livello di eccellenza: Luisa Cottifogli, Chiara Cattani, Gabriele Frasca, Davide Montecchi, Arnaldo Ciavatta, Andrea Felli, Stefano Tonti e Phx delta.process. Con loro la musica barocca entra nelle pieghe del contemporaneo.
«Il teatro comincia prima della sua inaugurazione – dice il sindaco -. Mettiamo in moto nuove economie, nuove relazioni ». con un occhio a quanto accade nelle città che hanno
investito nell’arte. «Offriamo la possibilità ai riminesi di fare un passaggio nella loro storia attraverso l’arte, nel luogo che produrrà cultura ed economia nel futuro».