Internet e Teatro

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December 27, 2024

Media: Arena del Sole

Internet e Teatro

[ Progetto_Baccanti ]

[intervento per il convegno su teatro e internet, Arena del Sole Bologna]

Lettera digitale da Berlino
di Roberto Paci Dalò

31 maggio 1997, 08:10 CET

Siate pazienti: si tratta di pensieri molto legati alla parola detta piu’ che alla scrittura. Quasi aforismi pensati per
creare domande piu’ che tentare di fornire risposte. Traccero’ alcune riflessioni basate sul lavoro che sto
conducendo dal 1985 con la compagnia teatrale Giardini Pensili . Lavori in rete ‘ante litteram’ basati su modalita’ di network che hanno trovato nelle reti telematiche ulteriori possibilita’ di approfondimento allo stesso tempo teorico e pratico.

Internet e teatro. L’argomento e’ delicato in quanto si tratta non tanto di trasportare dei concetti base teatrali
nell’ambito dei nuovi media e dei network ma di ri-pensare al teatro in relazione allo spazio elettronico. Allora la
prima domanda e’: cosa vogliamo da internet nel teatro? o meglio: perche’ internet? Questa domanda guida
immediatamente al tentativo di una definizione di internet o spazio elettronico. E’ internet uno di spazio di fruizione oppure non e’ il caso di pensarlo come spazio di azione? Di tutti coloro collegati a internet quanti sono quelli che veramente usano la rete in maniera creativa e (perdonate il termine abusato) interattiva?

Poi: cosa significa multimediale (un altro termine pericoloso oggi). Il cd-rom e’ veramente quella creatura
quintessenza della multimedialita’? Capita di vedere spesso prodotti che di multimediale hanno solamente la
necessita’ di una presa di corrente. Non sara’ invece il caso pensare a una multimedialita’ integrata fatta dello
svilupparsi parallelo di progetti in ambiti diversi. Pensiamo a una compresenza di luogo teatrale, reti telematiche ,
radiofonia etc

Lo spazio elettronico e’ lo spazio della mobilita’ e della mutazione continua.

Per quello che riguarda strettamente il mio lavoro ho individuato nel corso del tempo due modi, due livelli diversi e complementari di lavoro basati sulla relazione tra internet e teatro:

A. Internet usato in fase di preparazione dell’opera teatrale. Cio’ significa elaborare progetti in team con persone
distribuite in luoghi fisici diversi uniti da un luogo di lavoro nello spazio elettronico.

B. Progetti in tempo reale che usano le possibilita’ di network delle reti telematiche.

Internet usato in fase di preparazione dell’opera teatrale. Cio’ significa elaborare progetti con persone distribuite in
luoghi fisici diversi – ma non necessariamente: e’ anche possibile lavorare nello spazio elettronico stando fianco a
fianco nello spazio fisico -. Nella sua forma “classica” – poiche’ esiste gia’ una classicita’ dello spazio elettronico – il
lavoro procede attraverso email (ad esempio una lista che comprende tutti i partecipanti a un progetto) e la
costruzione di una home page in-progress del lavoro. Nella home page sono collocati file di testo, immagini, file
audio e ogni altro tipo di materiali ipertestuali che possono contribuire alla costruzione del lavoro.
La pagina puo’ essere aggiornata in remoto da tutti quelli in possesso di password adeguate. Questa pagina consente a tutti coloro che si collegano di essere presenti al centro dello stato delle cose. Di essere continuamente aggiornati e di contribuire sulla base di dati comuni all’approfondimento del lavoro.
La pagina permette poi di creare occasioni di incontro nello spazio fisico e di vedere cosa sta succedendo tra tutti i partecipanti.

Lentamente e gradualmente la pagina, il sito, diventa un progetto parallelo nello spazio elettronico. Non tanto la
versione on-line di uno spettacolo ma piuttosto il luogo in cui tutte le suggestioni, i riferimenti, i sottotesti possono
emergere nella loro complessita’ e diramazione. Questo e’ proprio il Teatro: la grande macchina mnemonica che
conosciamo e amiamo.

Il meccanismo del link infatti crea materializza il network, il lavoro in rete.

Ma ora qualche esempio concreto.

Il progetto Metrodora ( di cui ho presentato una sezione l’altro giorno qui a Berlino ) e’ nato nel maggio 1996 in
collaborazione con l’Universita’ di Bologna DAMS. Si e’ trattato di un laboratorio teatrale che si e’ svolto in teatro e sulla rete.

Ecco una parte del testo di presentazione scritto a suo tempo:

– Pensare lo spazio scenico della radiofonia e delle nuove tecnologie digitali.
– Radiofonia, hoerspiel come luoghi della scrittura scenica e spazi della rappresentazione
– Teatro dell’ascolto
– Lingua madre: testo poetico come luogo della traduzione e del multilinguismo.
– Scansione tempo: un’incessante proliferazione di quadri.
– Figurazioni dai poteri mesmerici secondo un vasto spetttro di gradazioni tra il fiabesco e l’onirico.
– Relazione ininterrotta suono/parola.
– Il silenzio come fatto compositivo. (…)

All’inizio del 1997 ho avviato con la scrittrice e drammaturga Isabella Bordoni il *Progetto Baccanti / The Bacchae Project*. Si tratta di un progetto triennale incentrato sull’analisi de le “Baccanti” di Euripide che da li’ parte per elaborare una riflessione su teatro classico, nuove tecnologie, relazione uomo-macchina, network projects, scrittura scenica. Per il progetto e’ in costruzione una home page debitrice – e riconoscente – del lavoro di altri. Il progetto ha avuto una prima presentazione TRANCE BAKXAI il 24 maggio all’interno di una ‘casa di vacanza’ sulla spiaggia di Riccione. Le case di vacanza sono edifici generalmente di grandi dimensioni progettati e realizzati durante il periodo del regime fascista. Si tratta di opere architettoniche di grande interesse e il loro riutilizzo costituisce un motivo di discussione perenne nell’ambito delle citta’ che li ospitano.

L’allestimento presentato il 24 maggio (un’anteprima) e’ iniziato a mezzanotte e terminato all’alba ed ha utilizzato
l’iconografia – e i luoghi comuni – del rave ma con caratteristiche proprie. La musica tutta dal vivo ha visto l’impiego di campionatori che hanno utilizzato anche parti del testo originale in greco antico. Gli attori e il pubblico erano volutamente insieme agivano nello stesso spazio. Sono state usate proiezioni in tempo reale provenienti da camere a infrarossi.

La stampa ha giustamente sottolineato un concetto base: e’ possibile ballare Euripide? La risposta di circa 2000
partecipanti e’ stata affermativa. La presentazione di TRANCE BAKXAI e’ stata una anteprima. Le prossime
presentazioni vogliono infatti – dove sara’ tecnicamente possibile – utilizzare parallelamente le reti telematiche a
partire da una distribuzione del suono. Attraverso RealAudio Live si vuole creare un ‘webcasting’ per cui il suono della notte puo’ essere ricevuto in tempo reale da un qualsiasi computer in giro per il mondo consentendo a chiunque di fare parte dell’evento. Ma non solo: chiunque puo’ utilizzare questo flusso di circa sette ore per creare ulteriori spazi di aggregazione dove a loro volta altri possono fruire collettivamente di questo progetto. Si puo’ immaginare un network fatto di alcuni luoghi che ricevono non solo il suono ma anche immagini che riproiettate costruiscono ulteriori spazi. Un’unica performance fatta di spazi diversi.

Un certo tipo di lavoro sulla rete in relazione al teatro tende ancora a privilegiare la parola invece di lavorare sulla
scrittura scenica (fatta quindi di materiali di territori diversi). Internet e’ per sua natura teatrale e il web (l’interfaccia grafico ma anche acustico) permette progetti all’interno dei quali si relazionano materiali e istanze differenti. Importante e’ la necessita’ del creare una progettualita’ live, in diretta.

Nel maggio del 1996 lo spettacolo METRODORA ha visto l’utilizzo di web camere attraverso le quali immagini
provenienti dalla rete erano utilizzate all’interno dell’allestimento a Riccione TTVV e videoproiettate come
scenografie digitali LIVE dell’opera. in questo caso si e’ utilizzata una web camera a Berlino che mostrava in tempo
reale la stazione Zoologischer Garten.

Un’azione tutto sommato semplice ma che produce alcune riflessioni. e la prima delle quali e’: dove siamo? siamo a
Riccione oppure a Berlino? Cosa prendiamo come riferimento? Sono entrambi luoghi fisici ma e’ il luogo fisico che
dice che tu sei li’?
Oppure non e’ il caso parlare di luogo in mezzo, luogo tra i luoghi, spazio elettronico si ma anche molto materico in
fondo. Fatto nel nostro caso di presenze fisiche di attori/attrici (il rabbino Nahmann commenterebbe la frase “sono
cresciuto tra i maestri” dicendo: sono cresciuto nello spazio TRA, nello spazio da loro lasciato vuoto)

Poi e’ forse il caso di sgombrare il campo dall’idea che l’evoluzione del teatro su internet sia la trasmissione di
un’immagine da un luogo fisico che raggiunge al massimo un effetto di piccolo televisore di bassa qualita’.

Internet va usato per esplodere i confini del piccolo schermo in modo da non confonderlo con, appunto, con la
televisione. E qui si apre una parentesi molto ampia.
Probabilmente il media “classico” che piu’ di ogni altro ha saputo accogliere le possibilita’ delle reti telematiche e’ la
radiofonia. Ho constatato infatti sul campo in molti progetti come la radio sia flessibile e molto vicina – anche
concettualmente – alle reti.

In progetti come Horizontal Radio ad esempio l’integrazione profonda tra radio, reti telematiche e luoghi fisici di
performance ha prodotto nel 1995 un evento della durata di 24 ore non stop coinvolgendo centinaia di persone tra
Europa, Nord America, Australia e Medio Oriente.
Un progetto limite che ha mostrato uno stato avanzato delle possibilita’ dei network dove si e’ creata una vera e
propria “drammaturgia dei media” dal vivo e parallelamente in luoghi lontani.

L’utilizzo sulla radio porta anche a sviluppare una riflessione sul suono nell’ambito di progetti drammaturgici tra reti
e mondo fisico. Spesso infatti si parla di Internet pensando unicamente all’immagine (e al testo naturalmente) ma
proprio suono e’ l’elemento che scatena possibilita’ evocative ben piu’ ampie.

Nel 1993 il progetto La lunga notte ha visto collegati interpreti tra Innsbruck, Colonia, Rimini e Gerusalemme. Le
voci da Gerusalemme (i poeti Samih al-Qasim e Yehuda Amichai) erano tecnicamente deboli. Un segnale un po’
sporco e disturbato che proprio nella sua “bassa qualita'” testimoniava in realta’ della distanza, del deserto. Questa
loro collaborazione testimoniava anche delle possibilita’ dell’arte su ridicole separazioni di carattere ideologico.

Insomma: non lasciamoci travolgere dalla necessita’ di chissa’ quali tecnologie per realizzare progetti con le
tecnologie. Proprio una compresenza di materiali diversi come qualita’ rende tutto questo affascinante e avventuroso
e fa sentire coloro coinvolti veri e propri testimoni di un momento epocale.

In SHPIL (allestimento pensato per Phonurgia Nova al Theatre Antique di Arles nel 1996) il pubblico era invitato a
seguire lo spettacolo:
– sul posto
– via radio
– via internet attraverso il collegamento con la pagina predisposta che potete vedere qui
Ogni volto e’ un suono diverso, una voce. Un gioco sulla memoria che permette al pubblico a casa di interagire con
quello che sta succedendo in radio e in scena.

Tra i vari progetti in corso uno dei piu’ recenti – che sto avviando in questi giorni con gli studenti di Scienze della
Comunicazione all’Universita’ di Siena insiese a Vienna e Lipsia – porta il titolo “IET Interactive Environments
Tools”. Significa l’ideazione di plug-ins per interfacciare la rete telematica con una qualsiasi macchina – non importa
se digitale, analogica, meccanica – in una qualsiasi locazione.
Effetti? Immaginiamo uno spettacolo che si svolge contemporaneamente a Bologna, Salonicco, Parigi e dove tutti i
partecipanti possono via rete “controllare” elementi del mondo del fisico a distanza. Con un mouse in azione a Parigi
ad esempio regolare le luci a Salonicco, o spostare delle scene Bologna. Tre luoghi completamente ( e realmente )
interfacciati che producono qualcosa che non potrebbe esistere senza queste tecnologie e che porta veramente a
riflettere su parole chiave come: luogo, tempo, memoria, distanza… Parole chiave di un qualsiasi processo artistico
e sociale.
Immaginiamo che tutto questo vada in onda su frequenze radiofoniche. Quindi voci di attori e suoni che viaggiano
nell’etere e possono essere ripresi e integrati sul luogo. Immaginiamo anche l’invio di immagini sempre attraverso
rete per ricostruire spazi invero molto fisici in fondo. Dove il lavoro non e’ tanto di “fascinazione tecnologica” ma di
presa di coscienza rispetto alle modificazioni alla nostra vita quotidiana apportate dalla rivoluzione digitale. Dove
continuamente e’ presente una riflessione sulla nostra storia “pre-digitale” e – pensando al Teatro che ci ha portati
qui oggi – alla classicita’ delle opere.
Bene, immaginando tutto questo forse ci si puo’ approssimare a quello che ho in mente pensando a le Baccanti di
cui sopra.

C’e’ la necessita’ profonda in questo momento di scatenare una progettualita’ che integra mondo fisico e spazio
elettronico. Molta di questa integrazione avviene grazie allo sviluppo tecnologico chiaramente, ma tanto succede
nella nostra mente che ha sempre una capacita’ ancora sconosciuta al computer e che la rende infinitamente superiore
allo stesso: il dono della dimenticanza. La capacita’ di selezionare – senza accorgersene – il flusso di dati in arrivo al
nostro cervello. La capacita’ di stabilire sottili analogie, iper-testi propri in continuo movimento.
Tra i testi piu’ appopriati mi sento ancora di indicare – tra gli altri – un volumetto pubblicato a Buenos Aires nel 1953
da Emece’ Editores S.A. dal titolo “Historia de la eternidad” scritto da tal Jorge Luis Borges.

Internet e’ una macchina in grado di creare momentanee comunita’ che non hanno bisogno di ideologie o
appartenenze a gruppi per esistere. Comunita’ di liberi individui in relazione aperta tra di loro.
Mi piace pensare a Internet un po’ come la radio degli albori o la televisione degli anni 50 (qui in Italia dove siete
ora). Luoghi dove persone si raccolgono per seguire insieme un evento creato dalla tecnologia piu’ moderna.

Molti dei progetti teatrali-telematici che ho creato o ai quali ho partecipato tengono ben presente questa necessita’ di
condivisione di un’esperienza che dallo spazio elettronico irrompe e modifica la percezione dello spazio fisico. Nello
spazio della nostra quotidianita’.

Mi fermo qui per non appesantire eccessivamente queste note.
Rimango chiaramente a vostra disposizione per qualsiasi approfondimento.

Un caro saluto a Bruno, Paolo e a tutti voi. Buon lavoro.

– Roberto Paci Dalò