Roberto Paci Dalò, il drammaturgo dei media

Author: Tiziano Bonini

Year: 2016

Tiziano Bonini
Doppiozero
1 febbraio 2016

Ha da poco ricevuto il “Premio Napoli 2015” per la lingua e la cultura italiana. Premio che ha condiviso con Paolo Poli, Bianca Pitzorno, Serena Vitale. Sto parlando di Roberto Paci Dalò, un musicista e artista italiano le cui drammaturgie e le cui composizioni hanno sempre attribuito un ruolo importantissimo alla sperimentazione sonora. Da appassionato docente e produttore di radio mi ha sorpreso, in positivo, la notizia che un premio di questa importanza fosse stato attribuito a un artista che ha lavorato tanto con il suono e le nuove culture digitali in un paese dove queste due cose – la dimensione sonora dell’arte e l’incrocio con le culture digitali – sono sempre state viste come delle nicchie ai confini del teatro e dei linguaggi più tradizionali. Finalmente un premio “per la lingua e la cultura italiana” riconosce il lavoro di un artista il cui linguaggio è stato prima di tutto quello sonoro e digitale, ancor prima che quello strettamente musicale o teatrale.

È difficile definire Roberto Paci Dalò: come musicista, regista teatrale, sound artist, artista visivo, compositore, regista di film o di radiodrammi ha attraversato, ibridandoli, tutti questi linguaggi. Io l’ho conosciuto alla fine degli anni novanta, a Siena. Era il mio professore di Drammaturgia dei media. Se sono finito a studiare l’incrocio dei linguaggi digitali e radiofonici è anche merito suo, perché ricordo che alla fine degli anni novanta si discuteva, noi studenti, insieme a lui, di provare a fare una web radio, a Siena, che sperimentasse con lo streaming. Doveva chiamarsi Radio Itaca, poi ci perdemmo. A Siena anni dopo arrivò la prima radio universitaria, ma i semi c’erano già, per questo germinò più facilmente che altrove. È da lui che ho preso e riutilizzato l’espressione “on air, on line, on site”, che voleva dire pensare eventi che accadessero nel mondo fisico e contemporaneamente in diretta radio e streaming. Una delle sue ultime opere, che testimonia il suo legame costante con la radio, è 1915 The Armenian Files, il suo progetto dedicato al Genocidio armeno e originato da un’opera radiofonica dal vivo (registrata a Vienna, presso la trasmissione Kunstradio), ma che è anche un album e un concerto.

La notizia del premio Napoli è quindi l’occasione per parlare con lui del suo lavoro e delle sue opere, per capire il suo approccio compositivo e restituire al suono e alle culture digitali lo spazio che meritano nella produzione culturale contemporanea, perché l’opera di Paci Dalò è solo la punta dell’iceberg: la sound art non è mai stata così viva e interessante prima d’ora.