De bello gallico
Vera Bessone
Corriere Romagna
29 Novembre 2011
RIMINI. De bello gallico. Un titolo che pare scritto apposta, e che riunisce in sé la guerra (bello), il teatro Galli, ma anche la Gallia che qui fu, e Giulio Cesare (l’autore), il cui destino è indissolubilmente legato a Rimini dove tenne come è noto il primo discorso dopo aver varcato il Rubicone (episodio immortalato dall’artista Francesco Coghetti sul pregiato sipario del teatro).
E si chiamerà proprio De bello gallico l’ultimo spettacolo (o il primo di un nuovo corso?) che si terrà il 31 ottobre nel vecchio teatro Galli. Sottotitolo: Enklave Rimini, anamorfosi scenica (che sarebbe la deformazione delle immagini) per voce, clavicembalo e live electronics, protagoniste Luisa Cottifogli (voce) e Chiara Cattani (clavicembalo), con la regia, la musica, le immagini e lo spazio di Roberto Paci Dalò.
Per una notte, il teatro distrutto dalla guerra e dall’incuria dei riminesi sarà riaperto all’arte e ai cittadini, che potranno così rivedere per un’ultima volta prima del restauro quel che resta del fu teatro realizzato dal Poletti nel 1857 e dedicato a Vittorio Emanuele II venne intitolato al compositore Amintore Galli solo nel 1947, quando era già in rovina). L’ultimo spettacolo qui si tenne il 20 marzo 1943: al 31 ottobre saranno passati oltre 68 anni.
Tre gruppi di 100 spettatori entreranno nel cuore di quelle rovine per arrivare – camminando sulla platea di cemento – fino al palcoscenico: una voragine che pare una trincea da dove emergono mura romane, cisterne medievali e manufatti dell’ottocento e contemporanei. Dal parapetto del proscenio il pubblico si affaccerà sugli artisti e sarà circondato da musica, suoni del conflitto e video proiezioni: una composizionele e voce scritta da Paci Dalò. Su quel palco trasformato in campo di battaglia verrà evocata una «trasfigurata opera barocca», arricchita di materiali d’archivio sul periodo forse più singolare della storia recente di Rimini, quando cioè la città venne trasformata in un gigantesco carcere per decine di migliaia di prigionieri nazisti.
Un’opera teatrale site specific che ha però preso corpo e sostanza dal lavoro di ricerca dello storico riminese Alessandro Agnoletti, e che avrà ulteriore sviluppo con una ricerca che verrà approfondita negli archivi dei reduci tedeschi di Friburgo e Stoccarda e all’Imperial World Museum di Londra: Agnoletti e Dalò andranno alla ricerca di fotografie e filmati girati a Rimini all’epoca da tedeschi e inglesi. Un periodo senza dubbio interessante: «Basti pensare che nell’estate del 1946 convivono con i prigionieri e gli abitanti già 178mila turisti» spiega Dalò. E aggiunge: «È un privilegio realizzare uno spettacolo in questa rovina nel cuore della città, un teatro “com’è e dov’è”».
Di questo lavoro verrà realizzata anche una post produzione che sarà portata in teatri e festival.
Enklave Rimini
Enklave Rimini. 150.000 persone vivevano nei campi di prigionia controllati dall’esercito inglese
Due anni al centro del mondo
Tra il 1945 e 1947 fu la più grande città di lingua tedesca fuori dalla Germania
RIMINI. Tra il 1945 e 1947 la più grande città di lingua tedesca fuori i dai confini della Germania è Rimini, sulla costa nord orientale italiana. 150.000 persone vivono in “Enklave Rimini”, il campo diprigionia controllato dall’esercito inglese che ospita ex soldati e ufficiali della Wermacht. Un campo molto particolare fatto di università, giornali quotidiani, orchestre sinfoniche e da ballo, club filatelici, gallerie d’arte, cinema, ospedali, tipografie, compagnie teatrali. Il primo laboratorio europeo di “denazificazione”. Un insieme di campi distribuiti sulla spiaggia tra Cattolica e Cervia. Una società multiculturale dove – oltre al tedesco – si parlano russo, ucraino, fiammingo, danese, romeno, polacco, ungherese: italiano, inglese. Protesa sulla frontiera orientale, Rimini si trova ad essere al centro dell’Europa. Stampato nella Deutsche Druckerei Miramare, viene pubblicato il
giornale del campo “Die Brucke” (Il Ponte). Editore e caporedattore è il Dr. Karl Kerber e ogni giorno il giornale ospita interventi dei prigionieri del campo oltre a fornire una approfondita scena geopolitica del mondo intero. Si tratta di un documento prezioso integralmente custodito presso la Biblioteca Gambalunga di Rimini. In quei giorni Rimini è al centro dell’Europa. Una città per l’ottanta per cento distrutta dai bombardamenti alleati che diviene rifugio per esuli e profughi, come coloro che arrivano da Istria e Dalmazia. Una incredibile eterotopia fatta di 75.000 abitanti a monte della ferrovia e 150.000 a mare. Forse un’evocazione di ciò che sarebbe successo negli anni a venire.
Su questa storia Alessandro Agnoletti ha pubblicato nel 1999 con l’editore Guaraldi “Enklave Rimini-Bellaria. Storia e storie di 150.000 prigionieri nei campi di concentramento alleati sulla costa romagnola (1945-1947)” e dieci anni dopo con Panozzo “In fuga da Rimini. Evasioni e salvataggi eccellenti dai campi dell’Enklave”. Il teatro. Costruito nel 1857, nel 1944 il Teatro Vittorio Emanuele II poi Galli viene bombardato e successivamente saccheggiato. Diviene immediatamente rudere fino alla sua riconversione (negli anni 60) in palestra comunale.