Leonardo Regano
Gargarin Magazine – orbite culturali
19 Novembre 2018
Il Salone d’onore del Palazzo del Merenda, a Forlì, in questi giorni ospita “Shul“,un progetto di Roberto Paci Dalò a cura di Davide Quadrio. Shul ( o שול che in yiddish vuol dire Sinagoga) è un progetto ispirato alle immagini raccolte e pubblicate da Giulio Busi nel suo testo “Qabbalah visiva”, edito nel 2005 da Einaudi, primo compendio della tradizione del disegno mistico ebraico sviluppato come un vero e proprio atlante dell’immaginario giudaico. Un percorso emozionante è quello messo in atto da Paci Dalò, dove gli affascinanti simboli cabbalistici incontrano e si rapportano alle grandi tele del Seicento emiliano che adornano le pareti del salone centrale della Pinacoteca civica forlivese. Tappeti ricamati, oggetti rituali, suoni, stendardi, sentieri di luce, leggere architetture: Paci Dalò crea un’installazione site-specific che ingloba l’intero ambiente, creando uno spazio immersivo e sensoriale che accoglie al suo interno il visitatore. Lo spazio laico della Pinacoteca si contamina con il sacro divenendo un luogo sospeso nel tempo che evoca culti e mondi arcaici e lontani. Come racconta il curatore, con «Shul continua la ricerca di Paci Dalò nel mondo rituale e in quello religioso. Non necessariamente sinonimi in questo caso, il rito – religioso – e il gesto – artistico – nelle sue manifestazioni religiose si pone al centro di un luogo complesso fatto di misurare lo spazio, costruire universi introspettivi, muovere lo sguardo alla ricerca del divino. Shul in questa versione installativa traccia lo spazio con luce e suono, portando lo spettatore in un luogo ibrido dell’anima. Il luogo del raccolto e del racconto. Uno spazio sacralizzato questo, protetto e fragile di cui la storia ne ha appunto mostrato le complessità e contraddizioni, qui risolte in una voce sonora e in disegni cabbalistici che fanno della tradizione ebraica un punto di raccordo spirituale universale». Per Paci Dalò si tratta di un ulteriore momento di approfondimento della cultura ebraica, il cui ultimo intervento è avvenuto proprio a Forlì, con Niggunim, in cui la sua ricerca era votata alla riattualizzazione degli antichi canti rituali, che portavano al raggiungimento della devekut, a gioia mistica della preghiera intensa.