Animalie è un commentario scenico al testo L’aperto, l’uomo e l’animale di Giorgio Agamben. La drammaturgia della piece si riferisce al testo come glossa o contrappunto, è quindi aperta e non pietra concettuale, ma autonoma e vivente. Lavora su una sensorialità estesa sfruttando le possibilità dell’immagine e del suono – pulsazioni elettroniche in un’idea di teatro che si lascia alle spalle la parola ed entra nei territori della trance. Il corpo e la danza sono punti centrali dell’investigazione
La performer esegue un vocabolario di segni e movimenti, confrontandosi e ‘dirigendo’ un dispositivo di più ampie dimensioni. La musica è basata sulla sintesi granulare e sul puro suono elettronico: la voce di Agamben che legge alcune parti del libro è stata registrata, campionata e elaborata in modo tale da avvicinarla – nella concretezza del suono – alle voci degli animali da lui evocati nel testo. Parte delle immagini – inclusi disegni originali di Oreste Zevola – sono create in diretta utilizzando software che permettono di catturare immagini provenienti dal palcoscenico per modificarle in tempo reale e riproiettarle su grande formato in una scena fatta di più superfici di proiezione.