Metamorfosi

Metamorfosi è un pezzo di teatro-musica per attrice, live electronics e live video creato come evento unico per la presentazione del Museo Nazionale dell’Audiovisivo, presso il Palazzo della civiltà italiana di Roma EUR. Gli interventi scenotecnici sono costituiti da elementi immateriali: luce, proiezione, suono; nulla è aggiunto alla struttura del luogo.

Metamorfosi si colloca in un percorso di spettacolo tecnologico che già nel Cinquecento trova le sue prime presentazioni grazie a coloro che hanno saputo creare con strumenti ottici e acustici forme e rappresentazioni di mondi reali e immaginari. Dalla camera oscura, passando per la lanterna magica fino ad arrivare al cinema, si ha ora un ulteriore sviluppo che espande la magia visiva meccanica nel mondo del digitale del XXI secolo. Ma dove qui il video usato esclusivamente nella videoproiezione creata in diretta a definire in questo modo un particolarissimo “cinema dal vivo” che guarda – e si pone come sviluppo dei giorni nostri – al precinema.
La stessa tecnologia digitale permette anche la creazione di “ambienti acustici”. Paesaggi sonori che circondano il pubblico con voci e suoni in continuo movimento ponendo lo spettatore al centro di mondo dell’ascolto dove realtà e finzione sono profondamente intrecciate. si tratta di un lavoro sullo spazio – grazie all’uso della percezione visiva – e sul tempo attraverso l’uso drammaturgico del suono. Allo stesso tempo e ineviabilmente sulla memoria e la storia.

Antefatto: Athanasius Kircher

Tra le figure di riferimento del passato, affinché la creazione contemporanea attraverso le tecnologie digitali non sia semplicemente esercizio di stile, appare nel progetto un personaggio come il gesuita Athanasius Kircher (1601-1680). Kircher giunge fortuitamente, accolto con tutti gli onori, a Roma nel 1633. È nominato direttore del Collegio Romano e creatore del museo che prenderà il suo nome. Kircher viene festeggiato con una grande mostra a Roma proprio nel 2001 in un gioco di coincidenze preziose. L’opera di Kircher è, in assoluto, l’aspetto più appariscente della cultura scientifica seicentesca, storicamente più fertile delle accademie galileiana e newtoniana proprio perché si svolge in un eccesso di meraviglia che crede al miracolo perché ne intuisce l’amplificato meccanismo e non crede alla scienza tanto da farne una religione, rispetto ai filosofi credenti che fanno della scienza una religione (Brusatin, L’arte della meraviglia).
Le macchine ottiche di Kircher dovevano avere, presso il grosso pubblico un ruolo, oltre che teatrale, apologetico. Ed è in questo spirito che Kircher doveva produrre davanti a stuoli di fedeli stupefatti, ma anche divertiti, spettacoli incredibil come quando, con uno specchio cilindrico, proietta in aria l’immagine di Gesù che ascende ai cieli, oppure servendosi di uno specchio concavo, di una lente iperbolica e della luce di una candela, proietta su un muro l’immagine del demonio (M.G. Ianniello, Kircher e l’Ars Magna Lucis et Umbrae).
L’utilizzo delle tecnologie video gioca con la tecnologia della ‘camera oscura’ seicentesca. Dal diario di un cartografo dell’epoca: “ti porterò in casa notizie piacevoli; non diversamente in una camera buia l’azione del sole attraverso un vetro fa vedere tutto ciò che accade all’esterno (benché rovesciato)”. E ancora: “Ho in casa mia l’altro strumento di Drebbel, che produce meravigliosi effetti di immagini riflesse in una camera buia. Non mi è possibile descriverne la bellezza a parole: ogni pittura è morta in confronto, perché qui è la vita stessa, o qualcosa di ancora più mobile, se soltanto non mancassero le parole. La figura, il contorno e i movimenti vi si fondono con naturalezza, in un modo assolutamente piacevole” E così che la camera oscura viene, in Metamorfosi “ricreata” attraverso l’utilizzo delle tecnologie digitali. Un ponte tra il XVII secolo e i nostri giorni. E “Descriptio” è uno dei termini più usati per designare l’attività cartografica: i cartografi e i loro editori erano chiamati infatti “descrittori del mondo”.

Altro riferimento ‘obbligato’ è Giorgio de Chirico. Praticamente tutta la sua opera è molto vicina allo spirito di Metamorfosi. Suoi lavori sono presi ad esempio e ripensati come riferimento per il clima dello spettacolo.

Suoni

Il suono gioca un ruolo importantissimo nel progetto. I suoni esplorano e fanno risaltare lo spazio acustico dell’edificio abitato dalle tante voci. Suoni costituiti in parte da elettronica con frequenze “anomale” estremamente gravi – al limite del subliminale – e sovracute (ultrasuoni). Suoni distribuiti grazie a un ambiente acustico multicanale in sala – i suoni si muovono così incessantemente attorno al pubblico – controllato via computer. Insieme all’elettronica, una parte dei suoni utilizzati proviene dagli archivi della Discoteca di Stato. Rare registrazioni di voci sono state selezionate e campionate in modo da contribuire alla realizzazione dell’ambiente acustico del progetto. Il pubblico si trova così immerso nei suoni, in una foresta che è l’immagine invisibile del palazzo. Un’immagine fatta non solo di spazio ma anche di tempo. Un cuore pulsante di immagini, suoni e parole dove tra modernità e arcaicità la voce sola diviene coro e si muove nello spazio.

Lo spettacolo e il dispositivo tecnologico

In Metamorfosi la voce di Anna Bonaiuto si muove attraverso una foresta di voci altre (in parte provenienti da un lavoro di ricerca all’interno degli archivi della Discoteca di Stato). Voci di sconosciuti, immagini di luoghi “secondari’, micro-eventi, documenti storici dove non appaiono voci celebri. Un lavoro sul dettaglio che viene riportato in vita ed elaborato drammaturgicamente sfruttando in particolare l’edificio stesso che conterrà il futuro museo e l’infrastruttura tecnologica (in particolare legata a suono, luce e reti) che sarà asse portante delle attività del museo.
I movimenti di Anna Bonaiuto sono catturati da telecamere che attraverso l’utilizzo dei software interattivi, sviluppati dall’autore presso la Fondazione STEIM (Amsterdam), permettono l’elaborazione in tempo reale dell’immagine che viene riproiettata su grande formato – internamente ed esternamente sulla facciata dell’edificio – creando una ‘videoarte in diretta’, fruibile dal pubblico.
Lo spazio scenico diventa un tutt’uno con l’inteprete, ed essa stessa con le sue immagini ­ e le sue ombre ­ digitali e acustiche che alternano materiali preregistrati a riprese effettuate in tempo reale all’interno dello spettacolo. Metamorfosi digitali e analogiche. Il volto è riproiettato su grande formato trasformandosi via via in altri volti, animali, luoghi, paesaggi grazie alle tecnologie digitali, attraverso un’elaborata computer graphic creata in diretta.
L’architettura dell’intero edificio viene usata nello spettacolo con materiali girati nella pre-produzione e facendo in tal modo agire Anna Bonaiuto in più luoghi contemporaneamente. Il pubblico ha modo così di visitare con lo sguardo luoghi segreti di questo edificio. Le micro-azioni, i gesti, le mani, sono visibili al pubblico all’interno e all’esterno del palazzo trasformando l’edificio in un unico luogo di performance materiale e immateriale e creando una performance di grande impatto e suggestione. Il Palazzo della civiltà italiana all’EUR è luogo trascendentale e metafisico assoluto.
Per la prima volta questo spazio è aperto a tutti lanciando la possibilità di creazione di un’ identità. Il luogo che contiene le voci e i volti di tante persone ognuna delle quali (nel suo essere sconosciuta) importante e determinante per lo sviluppo dello spettacolo. E dove della scritta che appare sulla facciata viene enfatizzata – quasi come una parola guida – proprio ‘trasmigratori’. L’intero piano terra dell’edificio e il suo esterno risuona attraverso un elaborato ambiente acustico e visivo (con videoproiezioni su grande formato) controllato via computer da una sofisticata regia che gestisce suoni e immagini in diretta. Anche la regia fa parte dello spettacolo per cui è visibile dal pubblico e anch’essa parte della drammaturgia dell’evento. La scenografia è quindi totalmente digitale per trasformare la scena in un’unica macchina reattiva alle varie situazioni drammaturgiche sviluppate.

Camera obscura

A documentazione del progetto Metamorfosi è stato realizzato Camera Obscura, un film (colore, beta, 30’) che andrà in onda su RaiSat Art nel maggio 2001. Il film lavora essenzialmente sulle riprese effettuate in diretta durante lo spettacolo per restituire parte della sensorialità di Metamorfosi. Camera Obscura è prodotto da Giardini Pensili in associazione con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e Eur Spa.

Metamorfosi, 2001, Palazzo della Civiltà italiana EUR, Roma

Metamorfosi, 2001, Palazzo della Civiltà italiana EUR, Roma

Metamorfosi, 2001, Palazzo della Civiltà italiana EUR, Roma

Metamorfosi, 2001, Palazzo della Civiltà italiana EUR, Roma

Metamorfosi, 2001, Palazzo della Civiltà italiana EUR, Roma

Credits

Metamorfosi
uno spettacolo di
Roberto Paci Dalò

con
Anna Bonaiuto

testi da
Euripide
Gabriel Frasca

disegno luci
Nevio Cavina

live video e programmazione
Cristiano Chesi
Denis Roio
Floriano Secciani

sistemi interattivi
STEIM (Amsterdam)
dyne.org (Vienna)

live electronics
Roberto Paci Dalò

direttore della fotografia
Marco Tani

montaggio
Natalie Cristiani

assistente alla regia
Floriano Secciani

direzione tecnica e
progetto luci esterne

Arnaldo Ciavatta

service
Alter Echo (Rimini)

fotografie di scena
Max Botticelli

produzione
Giardini Pensili 2001

in collaborazione con
Ministero per i Beni Culturali e Ambientali
EUR spa

regia, musica, spazio, video
Roberto Paci Dalò

Roma, Palazzo della civiltà italiana EUR
16 febbraio 2001
in diretta su live broadcasting Radiotre Suite