OSIP

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2024
Un ciclo di variazioni sulla voce del poeta Osip Mandel’štam con in scena Roberto Paci Dalò. L’artista investiga l’opera del poeta ebreo-russo Osip Mandel’štam (1891-1938) e anche la sua relazione con l’Armenia, per sviluppare un ciclo di azioni artistiche fatte di concerti, laboratori, conversazioni, teatro, disegno, performance, film, edizioni. A partire da queste pratiche l’artista creerà poi uno spettacolo dal titolo Sole nero che debutterà nella stagione 2025/2026.

Il progetto prende avvio dalla scrittura di Mandel’štam (morto in viaggio nel 1938 verso un gulag nell’estremo oriente dell’Unione Sovietica, non lontano da Vladivostok) intrecciandola alla pratica del samizdat. Il termine indica l’attività di diffusione clandestina di scritti illegali riprodotti a mano, poiché censurati dalle autorità o in qualche modo ostili al regime sovietico. самиздат in russo significa “edito in proprio” e indica un fenomeno sociale, culturale e politico spontaneo che esplose in Unione Sovietica e nei Paesi del blocco orientale tra la fine degli anni cinquanta e i primi anni sessanta. Viene usato in senso analogo per indicare tutte le produzioni giornalistiche e letterarie costrette alla clandestinità a causa di un regime di censura governativo.

Armenia

L’Armenia gioca un ruolo centrale nel progetto. La sua cultura, arte, storia sono molto legate alla vita di Mandel’štam. Il suo libro Viaggio in Armenia è un riferimento per l’intero progetto che avrà un output cinematografico e riprese in loco (Erevan e campagna). Queste immagini faranno parte della performance e anche di un film autonomo. Il rapporto di Roberto Paci Dalò con la cultura armena risale a tempi antichi anche attraverso l’amicizia e la collaborazione con persone come Boghos Levon Zekiyan (attualmente arcivescovo di Istanbul, nominato da Papa Francesco) e l’architetto italiano Adriano Alpago-Novello (1932 – 2005) che nel 1967 fondò e diresse il Centro Studi e Documentazione della Cultura Armena a Milano. Dal 1967 al 1983 Alpago-Novello fu responsabile e membro di missioni di studio archeologiche nei territori armeni e pubblicò una serie di libri seminali sull’architettura tradizionale armena. Alpago-Novello ricevette diversi premi internazionali come il premio “Parekorzagan” per studiosi armeni che hanno dato un contributo fondamentale nel campo dell’arte armena e il premio “Thoros Thoromanian” dell’Accademia delle Scienze dell’Armenia per studiosi d’arte armena. Roberto ha creato nel corso degli anni una serie di produzioni teatrali, musicali e cinematografiche legate all’Armenia. Nel 2015 ha pubblicato, coprodotto con l’Ambasciata armena a Roma, il disco 1915 The Armenian Files e ha filmato la vita quotidiana di Bourj Hammoud Պուրճ Համուտ (Libano).

Samizdat


Il samizdat sovietico è stato un fenomeno unico nel suo genere. Riprodurre in proprio (a mano o con la macchina per scrivere, di rado col ciclostile) dei testi che la censura di stato non avrebbe mai fatto passare non era un’attività che riguardasse solo la letteratura, anzi; in esso confluirono all’inizio documenti di ogni genere, materiali segreti, proteste e appelli, versi, romanzi, saggi filosofici. I samizdat erano diversi non solo per le idee e i dibattiti che essi diffondevano ad un pubblico maggiore, ma anche per il formato. Battuti a macchina, spesso macchiati e spiegazzati, con numerosi errori tipografici e copertine anonime. Il formato dei samizdat nasceva dalla mancanza di risorse e dalla necessità di passare inosservati. Col tempo i dissidenti in Unione Sovietica iniziarono ad ammirare queste qualità per se stesse; l’aspetto raffazzonato dei samizdat contrastava fortemente con i ben fabbricati e regolari volumi dei testi autorizzati dallo stato. Il formato dei samizdat guadagnò un’importanza maggiore delle idee che esse esprimevano e divenne un potente simbolo dello spirito ribelle ma senza risorse materiali degli abitanti dell’Unione Sovietica; lo stesso formato elevava la lettura dei samizdat ad un’azione clandestina di valore.

Roentgenizdat / Ribs


Insieme al mondo cartaceo abbiamo il cosiddetto audio di contrabbando. Un “disco osseo” fatto in casa Ribs, “musica sulle costole”, “dischi ossei” o roentgenizdat (roentgen- dal termine russo per raggi X, che prende il nome da Wilhelm Röntgen) erano dischi fonografici fatti in casa, copiati da registrazioni proibite che venivano contrabbandate nel paese. Il loro contenuto era rock and roll occidentale, jazz, mambo e altra musica, e musica di emigrati banditi. Venivano venduti e scambiati sul mercato nero. Ogni disco è un foglio di plastica sottile e flessibile registrato con una scanalatura a spirale su un lato, riproducibile su un normale giradischi fonografico a 78 giri/min. Erano realizzati con un materiale economico e disponibile: pellicole radiografiche usate (da cui il nome roentgenizdat). Ogni grande foglio rettangolare è ritagliato in un cerchio e registrato individualmente utilizzando un improvvisato tornio di registrazione. I dischi e la loro limitata qualità del suono ricordano il disco flessibile prodotto in serie e potrebbero esserne stati ispirati.

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OSIP #1
Reggio Emilia, 23.11.2024
Spazio Gerra
A cura di Rizosfera

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23 Novembre 2024

Spazio Gerra

Reggio Emilia (I)

Credits

Idea, voce, composizione, clarinetti, live electronics Roberto Paci Dalò
Collaborazione artistica Nicoletta Fabbri, Alyona Shumakova
Costumi Judith Hohnschopp / Born in Berlin
Granular synthesis software Alessandro Petrolati
Consulenza sonora Andrea Felli / Farmhouse Studio Rimini
Produzione
Giardini Pensili
In collaborazione con Giometti & Antonello, Rizosfera, Spazio Gerra Reggio Emilia, Teatro di Cagli, Usmaradio

Grazie a Patrizio Piscaglia / Messagerie

Francesca Mizzoni
(1979-20204)
in memoriam