La Grande Guerra
Diana Gianquitto
Artribune
20 Settembre 2016
È flusso di nebbie di ghiacciai, disorientamento di vapori freddi e crepitii surreali, il defluire bianconero di immagini di Fronti, l’opera video di Roberto Paci Dalò (Rimini, 1962). L’autore, compositore, musicista, regista e artista visivo, è pioniere con la compagnia Giardini Pensili del teatro di ricerca dai primi anni Ottanta e recentemente è stato insignito del Premio Napoli.
Non proprio videoarte, in questo caso, ma film-opera in senso allargato: un lavoro che unisce cinematografia, ricerca musicale e una profonda consapevolezza dei processi di comunicazione, memoria e percezione. Partendo da pellicole d’epoca girate sul fronte della prima guerra mondiale, l’autore rievoca il senso al contrario di un dramma collettivo, alterando il normale flusso dei filmati con ralenti che producono stranianti dilatazioni temporali, e unisce l’elemento visivo a un tessuto musicale elettronico che è parte integrante del lavoro. In questo modo, le immagini d’archivio si trasformano, snodandosi come lente gocce di pianto nella moviola della memoria. Investiti da un’inaspettata condensa di emozioni, nella percezione della sfilata degli orrori militari, vista e udito si confondono, perdendo i propri confini. Così, cresciuta “nello spazio bianco tra i maestri” di arti visive, cinema, musica e filosofia, la ricerca creativa di Roberto Paci Dalò sfida i generi e arriva a costruire un flusso espressivo in cui tutto, come per sortilegio, s’intreccia nella verità dell’esserci e dello scambiarsi umano.
Fronti, dedicato a Robert Adrian e Oreste Zevola, in memoriam, è, insieme a Il grande bianco e Guerra nostra la terza tappa di un progetto più ampio intitolato Trilogia sulla Grande Guerra, presentato per la prima volta nel 2015 all’Auditorium Rai di Napoli.